lunedì 16 febbraio 2009

3.0 “Il boom economico”

L’Italia dopo la liberazione, avvenuta nel 1945, era ancora un paese fondamentalmente rurale dove la chiesa aveva salde radici ancorate capillarmente in tutti gli strati sociali.
La famiglia media degli anni cinquanta era ancora legata a un modello nella quale vigeva una gerarchia patriarcale. La diffusione della cultura fondamentalmente si basava ancora sulla tradizione orale: nel "Sud Italia" questa avveniva attraverso la predica in chiesa, i rapporti personali e la diffusione di qualche giornale parrocchiale, come anche con gli incontri nei circoli Acli; mentre al "Nord Italia" la situazione variava non di molto poiché, essendo la parte della penisola più industrializzata, la cultura veniva alimentata sia dai partiti che dai sindacati della sinistra, e anche qui, la circolazione delle idee rimane vincolata ai rapporti verbali, ai comizi, alle assemblee e alle sale gioco dei circoli Arci. Durante tutta la prima metà del secolo gli unici mezzi di comunicazione per lo più diffusi su tutta l’Italia erano la stampa (quindi i quotidiani e i giornali per ragazzi), la radio (ritenuta un ottimo mezzo dallo"stato fascista" per arrivare nelle case) e il cinema : per tutto questo periodo i mezzi di comunicazione di massa erano interamente sostenuti e regolamentati dalle politiche del regime totalitario di Benito Mussolini che, attraverso l’intenzione di operare una totale persuasione di massa, si rese partecipe di episodi di repressione nei confronti degli oppositori che spesso pagarono con la reclusione o addirittura la morte .
Il cinema è senz’altro l’arma più forte dello stato fascista, si pensi solo che nel 1923 nasce l’istituto LUCE (L’Unione Cinematografica Educativa) per la produzione dei documentari e dei cinegiornali.
Con l’avvento del sonoro si spalanca la possibilità tecnologica di sentire le parole pronunciate enfaticamente per descrivere le immaggini, non senza l'accompagnamento di musiche trionfali
Nonostante i mezzi di comunicazione di massa siano stati utilizzati totalmente a favore del regime la situazione italiana era
rimasta invariata sia dal punto di vista culturale e sociale, sia da dal punto di vista del modello comunicativo. Per ironia della sorte nel momento in cui ci fu la diffusione della televisione in tutto il mondo, in Italia la credibilità del fascismo era già in declino e quindi le soluzioni adottate da Mussolini per elevare il paese a una modernizzazione e ad un rinnovamento internazionale risultarono nulle.

1945 : l’Italia è finalmente libera!

Lo spettro della guerra che aveva imprigionato la penisola per anni man mano si allontana per scomparire completamente, lasciando solo distruzione e desolazione.
C’è molto da fare e da ricostruire, soprattutto formare le ossa a una società annientata dalle ideologie fasciste, che vive per la prima volta un periodo di rinnovamento sociale e culturale.
Sono gli anni in cui il neorealismo approda come nuovo canone non solo letterario ma anche cinematografico, poichè si rifà alla bruciante realtà sociale dell’epoca. E’ in questo periodo che emergono registi e attori che hanno fatto la scuola del cinema italiano: da Federico Fellini, a De Sica, a Zavattini; sono inoltre i giorni in cui lo stesso Roberto Rossellini, per poter rispettare le scadenze del capolavoro "Roma città aperta", è obbligato a "prendere in prestito" l’energia elettrica a una vicina centrale.
Nella stessa città gli alleati trovano Luigi Liberio Pensuti (ormai purtroppo costretto su una sedia a rotelle a causa di una grave malattia) e gli commissionano uno short didattico di utilità pubblica dal titolo: "Come la popolazione di Roma può usare l’energia elettrica razionalmente". Non mancano sperimentazioni del cinema a cartoon: Federico Fellini insieme a Niso Ramponi e a Luigi Giobbe all’inizio del 1944 stavano girando a Roma un cortometraggio in bianco e nero dal nome "Hello jeep".


"Hello jeep!" cortometraggio di Federico Fellini, Niso Ramponi e Luigi Giobbe, 1944


Sugli stessi canoni espressivi del neorealismo e sulla stessa chiave tematica di "Roma città aperta" è realizzata l’opera di Francesco Maurizio Guidoni, in arte Gibba, nel suo mediometraggio "L’ultimo sciuscià", che ai tempi ebbe parecchi apprezzamenti.
L’Italia ora deve rialzarsi e scrivere una nuova pagina di storia.
Durante tutta la ricostruzìione e per i successivi quarant'anni si protrarrà al potere della Repubblica il governo della Democrazia Cristiana, che avrà non solo il compito di accompagnare il paese a una educazione sociale, ma anche di seguirlo durante il boom economico e lo sviluppo del paese da semplice paese rurale a paese civile al passo con gli altri in Europa e (inevitabilmente e soprattutto) industrializzato e consumistico.
L’unificazione della penisola, avvenuta il secolo prima e in ritardo rispetto alle altre nazioni europee, non aveva apportato grandi modificazioni soprattutto a livello sociale e culturale nel vedere la penisola in un buon spirito di unità nazionale. Grazie allo sviluppo del triangolo industriale, dagli anni Cinquanta in poi, vi fu una massiccia migrazione di famiglie dal Meridione verso le aree del "Nord Italia".
Questo comportò senza dubbio diversi problemi sociali e qualche episodio diffuso di insofferenza verso le diverse tradizioni: l’esempio più classico: la scritta di alcuni cartelli "non si affitta a meridionali". (1) La televisione aveva fatto il suo ingresso nel nostro paese nel lontano 1931 inizialmente l’apparecchio era esclusivamente meccanico successivamente fu sostituito dal sistema elettronico.
Dal 1938 nel giro di due anni l’EIAR (Ente Italiano Audizioni Radiofoniche) installò a Roma e a Milano le stazioni d’emittenza. Dopo la guerra l’EIAR cambia nome in RAI e a partire dal 1952, dopo alcuni anni di fasi sperimentali di trasmissione (soprattutto a carattere locale), le stazioni trasmittenti televisive incominciano a nascere un po’ dappertutto insieme ai collegamenti via ponte radio.
Il 3 gennaio del 1954 fu inaugurata la primissima trasmissione ufficiale che, grazie al collegamento tra Torino e Palermo con diramazioni installate l’anno prima anche in Sicilia e Sardegna, poté contare sulla messa in onda in quasi tutta la penisola.



Trasmettitore ponte radio a Messina, 1958


La televisione si sviluppa in un Italia contadina nei primi anni ’50 e sembra essere il mezzo di comunicazione che può adattarsi meglio al clima politico che da pochi anni non ammette più il controllo totale delle idee.
La RAI si impone con un unico canale a servizio pubblico e nei primissimi anni di attività svolge un lavoro di tipo pedagogico e
didattico, dedito quindi alla crescita culturale e sociale .
Attraverso la televisione nel nostro paese inizia l’educazione al consumo e il lento cammino degli italiani che imparano il buon costume.
Di lì a pochi anni cambia il modo di concepire e vivere la vita quotidiana: ci si trova allacciati a dei modelli proposti come "alla moda", dove il modo di vestire, il tempo libero e la cura della persona di lì a poco risultano un esigenza di importanza sociale e di convivenza.
Grazie al progressivo miglioramento del tenore di vita e al grande sviluppo industriale, il popolo italiano incomincia la sua ascesa verso la nascente società dei consumi: si assiste anche nel nostro paese al grande boom economico.

Pubblicità Magneto Marelli di Milano, 1946

Attraverso i quotidiani e le riviste, la pubblicità aveva avuto un ruolo importante nel promuovere i prodotti ed invogliarne l’acquisto: ma è grazie e soprattutto attraverso la televisione che si sviluppa anche in Italia la corsa all’acquisto di beni di largo consumo.
L’orario serale di punta coincise con la messa in onda di dieci minuti di pubblicità a partire dalle 20. 50 e il programma che ebbe gli indici di ascolto mai tenuti dalla storia della pubblicità era proprio "Carosello". Il 3 febbraio 1957 la Rai, sotto attento controllo e regolamentazione delle norme dalla Sacis (Società Italiana Commerciale Iniziative Spettacolo, cioè l’azienda che produce pubblicità per la Rai), manda in onda alle 20.50 dopo il telegiornale e prima dell’appuntamento serale del programma condotto da Enzo Tortora "Primo applauso sottotitolo dilettanti allo sbaraglio": dieci minuti di pubblicità che segnano l'esordio di "Carosello" nel focolare domestico delle famiglie italiane .

Monoscopio del 1954


Note:

1. "Tutto il meglio di Carosello 1957-1977" a cura di Guia Croce, citazione di Edmondo Berselli, pag V, Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino 2008.