lunedì 16 febbraio 2009

3.1.1. “Le regole del fare pubblicità Rai”


C’è da premettere una cosa: nel 1957 "Carosello"nasce come rubrica pubblicitaria della televisione italiana, ma fino al 1972 non vi furono un regolamento scritto che potesse attestare le regole della Sipra, tutto era fatto a voce.
Nascono regole scritte sotto i "Criteri per la pubblicità radiotelevisiva integrativi del codice della Lealtà pubblicitaria". Fino a questo momento le regole coincidevano con delle norme interne prese in prestito da paesi come l’Inghilterra e la Francia, cui il controllo preventivo e obbligatorio veniva espressamente richiesto dalle leggi in vigore.
Nato da un esperimento pubblicitario voluto dai dirigenti RAI per permettere di mandare in onda la pubblicità anche in televisione, "Carosello" fu confezionato e modificato di volta in volta per funzionare come uno straordinario gioiellino, e per quanti provassero a crearne uno simile, soprattutto negli altri paesi europei o anche in America, non fu possibile e non v’era la cultura per poter far funzionare alla perfezione un programma di sola pubblicità per venti lunghi anni.
Serialità e iteratività degli episodi, delle formule e dei personaggi che di volta in volta venivano realizzati per le pubblicità attraverso un continuo rimescolarsi di generi della cultura popolare che così bene si fonda nel nostro paese (cinema, teatro), sarà una caratteristica ed una peculiarità di "Carosello".

Prima però vorrei prendere in considerazione alcuni dati relativi ai pesanti costi del teatrino.
Nel 1955 la Rai crea la società per il controllo e lo sviluppo della pubblicità televisiva, la Sacis, che situata in via degli Scialoja 23 a Roma, nasce come organo che regolamenta una seria difesa del buon costume.
I dirigenti della Rai inizialmente imposero che il costo di ogni filmetto pubblicitario proiettato fosse di 1 milione e 500 mila lire.
Inizialmente ebbero qualche titubanza ma nel giro di poco tempo dato l’aumento della richiesta, finirono per aumentare il costo di ogni inserzione a 2 milioni tondi.
Questo significava che ogni giorno la Rai incassava 8 milioni di lire con "Carosello", più quelli ottenuti grazie ai piccoli spazi come "Tic-Tac" e "Gong" che sono comparsi in televisione solo dal 1959.
Il successo inaspettato della trasmissione fece impallidire i più scettici e con il passare del tempo dai 2 milioni di lire del 1960 circa, si arrivò nel 1966 a 3 milioni e settecento mila lire. Se solo inizialmente la pubblicità radiofonica superava il costo di quella televisiva, soltanto nel 1958, ovvero quando "Carosello" compì un anno, i guadagni della pubblicità televisiva sfioravano i sedici miliardi e mezzo di lire contro i soli dodici della radio, e pensare che sarebbero ben presto aumentati grazie anche a piccoli spazi nati per dare la possibilità agli inserzionisti, sempre più numerosi, di pubblicizzare i prodotti.
Tra il 1959 e il 1975 vennero in aiuto a "Carosello": "Doremi", "Break", "Break 2" nel secondo canale, e poi "Gong", "Tic Tac", "Arcobaleno", "Intermezzo", "Break" e "Informazione".
Ogni trasmissione di "Carosello" era composta da quattro episodi (caroselli), che nel 1961 divennero cinque, dato la crescente richiesta. Ogni episodio durava 2 minuti e 15": in un minuto e quarantacinque secondi veniva sviluppata la storia che non poteva fare cenno al prodotto, tutto avveniva negli ultimi trenta secondi, definito come il tempo del "codino", dove il prodotto veniva presentato (marca, aspetto della confezione, prezzo, ecc..) e accompagnato dal jingle. A volte poteva capitare che a fronte della pubblicità veniva presentato l’episodio direttamente dalla marca (un esempio: " Chorodont presenta: …").
Le disposizioni della Sacis parlavano chiaro: la pubblicità che andava in onda la sera non poteva essere ripresentata che dopo una settimana o dieci giorni, inoltre in uno stesso "Carosello" non potevano né comparire due prodotti che appartenessero allo stesso settore merceologico (detersivi, lavatrici, ecc.), né ovviamente la ripetizione di uno stesso episodio. Questo regolamento severo contribuì alla produzione massiccia di caroselli che come ebbe a dire Cesare Taurelli: «Basti Pensare cheil tempo di proiezione dei caroselli prodotti equivale alla proiezione di 1423 film spettacolari. E dico poco? » (1.)


"Carosello" si presenta come ultima analisi come una vera e propria anomalia della pubblicità: mai nella storia della televisione italiana si conteranno picchi d’ascolti così alti, e la cosa curiosa è che furono concentrati in quei dieci minuti, di sola pubblicità. Come afferma Umberto Eco: «In ultima analisi (Carosello) ha prodotto una di quelle situazioni abbastanza rare nella storia della società dei consumi per cui il pubblico, anziché subire, desidera e richiede pubblicità. » (2.)

Pubblicità della falquì con Tino Scotti andata in onda dal 1957 al 1964

La censura con le sue regole ha potuto garantire una numerosa produzione pubblicitaria, ma non sono mancati aneddoti dei creativi che per poter riuscire ad aggirare queste regole si sono sbizzarrizi con geniali creazioni:


Marcello Marchesi e la Falquì
« Basta la parola"(Falquì con tino Scoti, 1958 - 73), porta ai tempi nei quali l’occhiuta censura della Sacis senza un testo di norme scritte (che furono introdotte appena nel 1975) non lasciava dire la parola "lassativo": una difficoltà che si tradusse in colpo geniale. » (3.)

Armando Testa e la Sacis
« Gli uomini della Sacis, addetti al controllo, leggevano libri di psicologia e di pubblicità per difendersi dalle compromettenti sceneggiature imposte dalle agenzie, le quali, il più delle volte, contenevano nascoste e misteriose anticipazioni sul prodotto prima del codino. Non solo taluni pubblicitari come noi facevano disperare i Sinopoli con Paulista che diceva "Vieni avanti Gargiullo… che ti spacco l’orecchio!" oppure "Don Ortega…morirai sotto una sega!" od ancora "Ma qui non si vede un cactus!". Come protestavano alla Sacis, possibile che ci siano sempre cactus? Eh sì, in sud America ci sono più cactus che abeti…» (4.)

Bozzetto e il cosacco
« A me è capitato persino di dover cambiare il finale ad una serie di cartoon per la Perugina, dove il cosacco pago di aver mangiato le caramelle Don andava in vacanza alle Hawaii. Il mio era un sogno impossibile: non era permesso raccontare di un russo che andava a spassarsela in uno stato degli Usa. » (5.)


Note:

1. "Tutto il meglio di Carosello 1957-1977" a cura di Guia Croce, di Cesare Taurelli, "un pò di cifre pag. 156 ", Giulio Einaudi editore s.p.a., Torino 2008.
2. "Carosello" l’identità italiana di Piero Dorfles, casa editrice "il Mulino", pag.39, Bologna 1998.
3. "Dreams. I sogni degli Italiani in 50 anni di pubblicità televisiva" a cura di Giovanni Canova, pag300, casa editrice Bruno Mondadori, la Triennale di Milano 2004.
4."Dreams. I sogni degli Italiani in 50 anni di pubblicità televisiva" a cura di Giovanni Canova, pag300,
casa editrice Bruno Mondadori, la Triennale di Milano 2004.
5."Dreams. I sogni degli Italiani in 50 anni di pubblicità televisiva" a cura di Giovanni Canova, pag299,
casa editrice Bruno Mondadori, la Triennale di Milano 2004.